"Jo"
- il bastone che sconfisse Musashi -

Il 16° secolo fu uno dei periodi più mutevoli ed intensi della storia giapponese. Quasi un secolo di continue guerre civili e lotte tra clan aveva creato molti dei più famosi samurai, maestri e filosofi giapponesi, uomini i cui nomi erano ben noti persino in Occidente, come Oda Nobunaga, Takeda Shingen e Toyotomi Hideyoshi.
Verso la fine del secolo, il Giappone fu unificato sotto un solo sovrano militare, il Sei-Tai Shogun, Tokugawa Ieyasu. Con l’arrivo del 17° secolo, nessuno avrebbe potuto dire che il Giappone sarebbe rimasto in un clima di relativa pace per più di 250 anni sotto la rigida struttura sociale e il potere militare dello Shogun. Il ruolo del samurai non era mai stato più importante e più altamente stimato.
Entro poche decadi avrebbero dovuto unire le loro capacità militari con le arti del buon governo e dell’amministrazione. Di fatto l’imperatore Keichi Jidai, rimase un’istituzione solo di nome fino ai primi anni dell’era Tokugawa (1596-1611), e il regno di Jidai, detto “era della lunga gioia”, fu senza dubbio un periodo propizio per i samurai. Sotto il potere militare, le arti marziali e la disciplina personale furono le caratteristiche più importanti per la classe dei samurai. Questi attributi divennero il cuore del bushido (la via del guerriero) e furono coltivati diligentemente.
Dopo aver approfondito i corsi di arti marziali di una o due scuole, i futuri guerrieri avrebbero dovuto imbarcarsi in un musha shugyo (un viaggio di allenamenti per allargare i loro orizzonti e affilare le loro capacità), con cui i samurai attraversavano il paese, imparando da maestri di altri stili e confrontando le loro capacità con i migliori avversari che potessero trovare. Nei duelli che avvenivano nei shugyo, gli “ha” erano considerati test di abilità che erano la parte necessaria per il completamento dell’allenamento del guerriero. Se un contendente riconosceva e ammetteva la sua sconfitta, di solito questi incontri non finivano fatalmente. Comunque, quest’ammissione non era comune per nessuna delle due parti, e in questo caso il duello terminava con la morte di uno o dell’altro contendente. Senza dubbio il guerriero più famoso di questo periodo era Miyamoto Musashi, un samurai di incomparabile bravura le cui gesta furono di tale proporzione leggendaria che non era facile separare verità dal folklore. Durante la sua vita, vinse più di 60 duelli, compreso quello che è forse il duello con spada più famoso della storia, cioè contro Sasaki Kojiro sulla spiaggia di Ganryujima.
Fu in questa era turbolenta di carriera personale senza ostacoli che nacque Muso Gonnosuke Katsuyoshi. Secondo i racconti più realistici, cominciò ad allenarsi nelle arti marziali, nell’era Keiché (1596-1611), nel periodo in cui il clan Tokugawa rafforzava la sua presa al potere in Giappone. Dapprima si allenò nel Tenshin Katori Shinto.Ryu Kenjutsu, uno degli stili più importanti per gli spadaccini del suo tempo e ne divenne il 7° gran maestro. Inoltre Gonnosuke studiò il Kashima Bizen no Kami, ricevendo un Menkyo kaiden certificato di abilità) nella sua tecnica più difficile, la Ichi no Tachi. Durante l’era Kanei (1624-1629), Gonnosuke iniziò il suo musha shugyo, dirigendosi verso la capitale del Giappone, Edo (ora Tokyo), per provare la sua abilità contro i migliori spadaccini del paese.
Dopo aver battuto un gran numero dei migliori e più famosi spadaccini dei suoi tempi, Gonnosuke si trovò a fronteggiare proprio Miyamoto Musashi, il cui Niten Ichi-Ryu, stile a due spade era l’incubo delle più importanti scuole di scherma del Giappone. Con la sua tecnica unica di spade incrociate Juji-dane, Musashi sconfisse subito Gonnosuke in questo incontro. Mentre alcuni racconti affermano che Musashi avesse riconosciuto il talento di genio marziale in Gonnosuke e gli risparmiò la vita. Data la determinazione alla vittoria di Musashi, è più probabile che Gonnosuke si arrese quando la sua sconfitta era ormai evidente.
Dopo il suo incontro con Musashi, Gonnosuke lasciò Edo e viaggiò verso Sud, continuando a dar prova delle sue capacità e cercando un modo per superare la grande abilità di Musashi con la spada. Infine, il girovagare di Gonnosuke lo portò nel Nord delle Kyushu, nell’area della moderna Fukuoka, dove il destino lo stava aspettando sulla cima di una desolata montagna. Vicino a Fukuoka Homanzan o Monte Homan, una montagna che aveva dai tempi più antichi un tremendo significato storico e religioso.
Ai tempi dell’imperatore Temmu (673-686), fu eretto sulla montagna un santuario Shinto chiamato Reiho Homanzan Kamakado Jinja, e subito dopo un monastero buddista, e ancora, più tardi, diversi altri templi secondari, santuari e monasteri, che fecero del monte Homan molto popolare per il culto ed il rito religioso per i fedeli sia buddisti che shintoisti. Oltre all’intensa attività religiosa sul monte Homan, i suoi aspri pendii hanno alberi sparsi qua e la e sono coperti da massi rispetto alle terre intorno che sono lussureggianti di vegetazione. Il monte Homan era anche il terreno di allenamento favorito dei Yamabushi (i guerrieri della montagna), un tipo di guerriero che potrebbe essere definito come un incrocio tra samurai e pirati dichiarati. Queste qualità insieme rendevano la montagna, il luogo perfetto per un incontro mistico. Così, fu naturale, se non predestinato che Gonnosuke trovasse se stesso salendo la montagna in cerca di solitudine, ispirazione e profonda contemplazione per trovare il modo di sconfiggere le spade di Musashi.
Dopo aver meditato in uno dei santuari sul monte Homan per 37 giorni, Gonnosuke ebbe un sogno in cui gli apparve un angelo sotto forma di ragazzo, il quale gli disse che con un bastone di legno di 4 shaku, 2 sun, 2 bu (circa un metro di lunghezza) avrebbe battuto qualunque spadaccino. Gonnosuke chiamò Jo questo sottile bastone. Si dice che, in sogno, il ragazzo svelò i metodi segreti che divennero il cuore della tecnica Jo e lo sono ancora oggi. Dopo aver praticato e perfezionato le tecniche rivelategli in sogno dall’angelo (tecniche che uniscono il colpo tagliente della spada, le rapide deflessioni in cerchio della naginata, i movimenti di attacco dello Yari o lancia, creò i metodi di attacco e di difesa unici del Jo), Gonnosuke cercò ancora Musashi per provare l’efficacia della sua nuova arma. In questo secondo incontro Gonnosuke diede a Musashi l’unica sconfitta che avesse mai patito. Gonnosuke iniziò a chiamare la sua arte Shindo Muso-Ryu Jojutsu, che potrebbe essere tradotto come “stile del Jo celeste rivelato in sogno” oppure “stile d’arte del Jo di divina ispirazione”, un sistema che in seguito crebbe fino a 64 tecniche specifiche.
Oggi, la misura corretta di un Jo è ancora 4 shaku, 2 sun, 2 bu e 8 bu di diametro, proprio come era stato rivelato a Gonnosuke nel suo sogno, quasi 400 anni fa.
Le 64 tecniche del Jojutsu sono state oggi sintetizzate nei 12 kihon fondamentali) e nei 12 Seitei Katachi (modelli di combattimento standard predisposti).
Infatti, siccome le tecniche di attacco del Jo sono simili a quelle della katana e del yari, il Jo ha un'estensione effettiva più lunga del rokushaku-bo.
Un altro vantaggio del Jo è che entrambi le estremità possono essere usate per bloccare e colpire, diversamente dalla katana, che deve essere tenuta solo dal lato dell'impugnatura, invece, sia con l'estremità sia con il centro del Jo possono essere usati per bloccare. Le tecniche di attacco possono impiegare più parti del Jo per colpire. Le tecniche che colpiscono il viso sono dolorose e debilitanti, anche se dati con forza moderata, e un colpo agli addominali non è solo doloroso, ma può causare gravi ferite interne.
Le tecniche del Jo per colpire sono le stesse della spada, quindi sono colpi che tagliano, piuttosto che veri colpi. La forza centrifuga della rotazione veloce contro la testa dell'avversario, fa in modo che la punta del Jo strappi la pelle. Invece di lasciare un'evidente fenditura, guaribile, produce un taglio profondo fino all'osso nella carne dell'avversario, quasi impossibile da sanare per la medicina del Giappone feudale. La forza di una tale tecnica con il Jo costruito in duro legno kashiwa (quercia bianca giapponese) potrebbe anche frantumare le tempie, la fronte, il naso, la mascella, o rompere le ossa della mano o dell'avambraccio dell'avversario. Il samurai che impugna il Jo si è portata l'arma sopra la testa. Anche se questa posizione appare minacciosa è un sottile invito all'avversario a colpire la parte centrale del corpo esposta. Se l'avversario abbocca all'esca e colpisce contro l'apparentemente vulnerabile plesso solare, l'attacco può essere spostato via con il Jo, quindi la parte posteriore dell'attaccante può essere colpita con l'altra estremità del Jo (tecnica denominata tauki-hazushi uchi) seguita da una tecnica al plesso solare, al viso, o si può colpire alla testa .
Non c'è alcuna attestazione che Miyamoto Musashi abbia mai scoperto un modo per sconfiggere il Jo. Il fatto che la storia sia sopravvissuta fino ai nostri giorni, come la prova della difesa contro la spada dei samurai, attesta la sua duratura efficacia. E sebbene dozzine di scuole di scherma in Giappone si siano evolute con il passare dei secoli, così come diverse scuole delle altre armi dei samurai, il Jo di Gonnosuke rimase l'unico, per la virtù della Shindo Muso-Ryu, sistema di Jodo che si sia sviluppato. Nei 400 anni passati da quando il Jo fu rivelato a Gonnosuke in sogno, le armi sono cambiate drammaticamente, eppure l'uso del Jo non è scemato. Le stesse tecniche che sono state efficaci per superare un attacco di spada possono essere usare con degli attrezzi comuni come un bastone o la scopa, una canna o l'ombrello contro una varietà di armi con lama, o mazze, oppure per difendersi contro più attaccanti.
Inoltre il Jo è più maneggevole, anche come bastone da passeggio (inoltre è convincentemente spiegabile ai rappresentanti della legge) che un bo o altre armi marziali equivalenti, e può anche esser trasportato facilmente. Sfortunatamente l'insegnamento del Jodo non è diffuso come quello delle altre armi del Kobudo più note. Sebbene ci siano alcuni istruttori di Judo, Karate e Aikido che sono esperti nel Jodo, sono molti quelli che conoscono solo poche tecniche e che considerano il Jo come un bastone intagliato.
L’arma e l’utilizzo
Tralasciando la leggenda e rimanendo in un contesto prettamente pratico si può dire che l’uso del bastone (jo) si differenzia da quello della spada (ken) per la lunghezza dell’arma (circa 128 centimetri). Il bastone può oltretutto essere lasciato scorrere tra le mani per tutta la sua lunghezza permettendo così innumerevoli variazioni della forma tecnica, mentre la spada è legata essenzialmente a logiche di taglio o affondo. Tra persone non introdotte nella materia, può nascere l’impressione che le tecniche di bastone siano più varie e complicate che le tecniche di spada, ciò che non collima non la realtà, poiché le difficoltà tecniche inerenti la spada sono di tutt’altra natura. Soltanto l’estrarre la spada dal fodero, ad esempio, richiede tali accorgimenti da rendere ciò un’arte a sé (iaido). La padronanza di ken e jo richiede molta esperienza e assiduo esercizio, ed entrambe queste armi offrono la possibilità di migliorare sensibilmente i movimenti di tai-jutsu. Il jo è usato nell’Aikido in vari modi: come un’estensione del nostro braccio, come un’arma da neutralizzare o come uno strumento di coordinamento.
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